Competitività vs Cooperazione
di Dante Nicola Faraoni
Facendo una ricerca nei vocabolari e siti web sulla parola “Competitività” esce dappertutto questa definizione: “Capacità di competere, specialmente sul piano politico o commerciale; affrontare la concorrenza“.
Più in generale è un consolidato valore ideologico diventato norma sociale che porta ad improntare il proprio comportamento ad un continuo scontro con altri “competitor” configurati come avversari. Nel sistema del cosiddetto “Libero mercato” questo approccio ha storicamente condizionato la vita economica e sociale in ogni sua forma. E’ tuttora il motore che definisce il vincitore o lo sconfitto nel commercio o nella produzione di beni e servizi, sia sotto casa nostra che a livello globale. Se un piccolo negozio o un laboratorio artigianale chiude quasi certamente accade perché un centro commerciale o una multinazionale che produce in Cina erano più competitivi”. Se vostro marito o vostra moglie hanno perso il posto di lavoro perché l’azienda ha delocalizzato in Romania non è stato il fato a renderti povero, ma la tua ex azienda che, per aumentare i propri profitti o per paura di perdere la competizione nel mercato globale, ti ha reso disoccupato/a.
In Romania il lavoratore costa la metà ed il consiglio di amministrazione da cui dipendevi ha fatto una scelta mettendo a rischio la tua sicurezza socio economica. E’ il meccanismo della competitività che determina i destini e la vita di milioni, miliardi di persone, di intere popolazioni per incoronare l’imprenditore di successo, “l’uomo solo al comando”.
Possiamo considerare questo ideale un valore positivo per la crescita e lo sviluppo economico? Certo che no! Se guardiamo questo problema applicando i principi della Psicoeconomia di P. R. Sarkar ideatore del Prout, questa tendenza va messa nella categoria dei “sistemi di sfruttamento psicoeconomico”. Si e’ sempre lasciato credere alla popolazione che la competitività fosse un sistema che arricchisce tutti ma in verità questa credenza ideologica, sia a livello locale che planetario, ha aumentato le disuguaglianze economiche e sociali negando a miliardi di persone le garanzie minime per l’esistenza.
Questo mantra globale che i sacerdoti del capitalismo vanno divinizzando in realtà ha destabilizzato i fondamenti della società umana. Sarkar riguardo al concetto di società dice:
“Cos’è la società? È come un gruppo di persone che va in pellegrinaggio. Provate ad immaginare il contesto! Supponiamo che uno dei pellegrini venga colpito dal colera. Gli altri continueranno per la loro strada, lasciandosi alle spalle il malato? No, sarebbe inconcepibile per loro. Piuttosto, interromperanno il loro viaggio per un giorno o due e cureranno la sua malattia. Se sarà ancora troppo debole per camminare, lo porteranno sulle loro spalle. Se alcune persone sono a corto di cibo, altre condivideranno ciò che hanno con loro. Insieme condivideranno i loro beni e insieme marceranno in avanti, cantando all’unisono… L’essenza della cooperazione risultante da questo movimento collettivo mira ad espandere la mente di una persona abbattendo le barriere della meschinità. Ripeto che una vera società è come questo gruppo di pellegrini che, viaggiando insieme, raggiungono una profonda affinità psichica che li aiuta a risolvere tutti i problemi della loro vita individuale e sociale”.
Sarkar e molti pensatori progressisti hanno ben chiaro che la cooperazione in senso economico-giuridico, con fini mutualistici e non speculativi, può essere il motore per…
realizzare insieme nuove filiere produttive, nuovi soggetti produttori-consumatori o di credito finanziario in alternativa al sistema della competitività. Sulla cooperazione c’è ad oggi un’importante lista di successi imprenditoriali che confermano la validità del sistema cooperativo. Nella Teoria dell’Utilizzazione Progressiva (Prout) viene dato un ruolo di fondamentale e prioritaria importanza al sistema cooperativo. Escluse le piccole aziende familiari non operanti su
settori primari ed esclusi i settori di energia e materie prime, beni comuni gestiti dallo Stato, il Prout auspica che il resto dell’economia sia convertita in cooperative.
A differenza di molti altri progressisti, quando si parla di cooperazione, Sarkar fa una distinzione netta tra Cooperazione Coordinata e Subordinata.
“Nel caso della cooperazione, si fa qualcosa con pari diritti, uguale prestigio umano e uguale locus standi. In ogni campo della vita collettiva dovrebbe esserci cooperazione tra i membri della società. Laddove questa cooperazione è tra esseri umani liberi, ognuno con uguali diritti e con rispetto reciproco, dove ciascuno lavora per il benessere dell’altro, si parla di “cooperazione coordinata”. Quando le persone fanno qualcosa individualmente o collettivamente, ma si tengono sotto la supervisione di altre persone, allora si parla di “cooperazione subordinata”. In ogni strato della vita, dovremmo fare tutto attraverso una
cooperazione coordinata ed evitare sempre una cooperazione subordinata. Nel mondo di oggi sono in voga diversi sistemi socio-economici, ma nessuno di questi sistemi si basa sulla
cooperazione coordinata. Piuttosto, in questi sistemi le relazioni sociali si basano principalmente sulla cooperazione subordinata, con conseguente degenerazione del tessuto
morale della società”.
La socializzazione dell’economia è l’unica svolta possibile per garantire: piena occupazione, politiche salariali con incremento progressivo dei redditi, al fine di garantire sia le minime necessità (cibo, vestiario e casa, con educazione e sanità universali) che una redistribuzione equa (ma non uguale) dei surplus basata sul principio delle amenità sociali.
La cooperazione coordinata creerà un’economia con sempre meno conflitti in quanto la maggior parte dei lavoratori saranno i proprietari delle aziende. La crisi economica permanente in cui si trova l’Italia ed il mondo può avere una svolta risolutiva solo se le leadership e la maggior parte della popolazione prenderanno coscienza che in economia non la competizione ma la cooperazione coordinata deve essere il motore che muove la crescita; senza lasciare indietro nessuno.
Gli economisti, le leadership economiche e politiche dovrebbero far tesoro delle preziose indicazioni di un grande filosofo ed economista come P. R. Sarkar: “Tutti dovrebbero
rendersi conto che per costruire o conservare qualcosa, ci deve essere una stretta azione cooperativa tra le parti costituenti. Gli esseri umani non sono materia senza vita, quindi non solo tutte le loro strutture collettive dovrebbero essere basate sulla cooperazione, ma tale cooperazione deve essere di un tipo speciale. Non dovrebbe basarsi sul rapporto tra padrone e servo, ma sulla reciproca cordialità. Dovrebbe essere una cooperazione coordinata e non subordinata”.
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