Produttori italiani di latte al collasso
AGEA pignora i conti correnti aziendali
Tarcisio Bonotto—03/2023
Dopo i primi colloqui tra e il Ministero dell’Agricoltura, AGEA e le associazioni di categoria COPRAGRI e APL, che difendono i produttori di latte dal guazzabuglio di azioni poco chiare degli uffici nazionali deputati al controllo delle Quote Latte e delle relative Multe, sono arrivati in questi giorni, nella sola zona di Verona, 10 pignoramenti dei CONTI CORRENTI AZIENDALI.
Quando il direttore di AGEA aveva inteso bloccare tutte le procedure a carico dei produttori di latte, fino a conclusione dei colloqui.
Che cosa significa e implica tale pignoramento?
Nei conti correnti aziendali confluiscono tutti i proventi della vendita del latte, i prelievi per pagamento dei mangimi, foraggio per le mucche. Non solo, tutte le spese che l’azienda supporta per i suoi obiettivi: macchinari, veterinari, manutenzione, stipendi.
Con il pignoramento tutto ciò viene bloccato dalla banca su mandato di AGEA e attuato dall’Agenzia delle Entrate.
C’è da sottolineare che sono stati bloccati i Conti Correnti anche di coloro che avevano vinto il ricorso contro le multe, sulla base delle sentenze della Corte Europea di Giustizia e dell’Ordinanza del GIP, Paola di Nicola, Tribunale di Roma, in data 5 giugno 2019, che ha potuto rilevare: “Come sopra descritto in premessa, l’unica certezza a cui si è giunti nel presente procedimento penale, … è che i dati sui capi che producono latte, è falso e che i numeri forniti da AGEA e dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, sono del tutto inattendibili, …”(Pag 7 ordinanza).
Ci sono tre opzioni, ha detto Gaiga Cristiano, al quale hanno bloccato il CC e da circa 20 anni sta lottando per un corretto espletamento delle procedure di ricalcolo delle multe:
1. La prima: lasciar morire di fame le mucche.
2. La seconda: il Governo che ha preso tale decisione si faccia carico delle spese. Le mucche non sono più nostre, ma in ostaggio ad AGEA, ente governativo.
3. Chiamare gli animalisti a prendersi cura dei bovini.
Certo che tale atteggiamento non sembra commisurato all’entità del problema, né è in funzione del benessere sociale ed economico di un settore che è tra l’incudine e il martello, tra prezzi del latte decisi dagli utilizzatori non dai produttori e pratiche sindacali e governative ancora molto controverse. Ciò porta alla disintegrazione della filiera produttiva italiana in agricoltura e allevamento.
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