Nuova Delhi spreca un’occasione
Partiamo dai dati. In India vivono 200 milioni di mussulmani e 30 milioni di cristiani. Il governo Modi ormai da anni ha varato misure legislative che discriminano i musulmani e che di fatto hanno effetti anche su tutte la altre fedi presenti nella federazione, con una politica identitaria (hindutva) che vorrebbe certificare come indiano solo ciò che è indù.
Non c’è da meravigliarsi di ciò, Modi ha militato in gioventù nel RSS, l’organizzazione estremista del BJP, il partito di cui oggi è leader, e con l’80% della popolazione indiana di fede indù è politicamente conveniente puntare su una strategia identitaria anche a costo di stravolgere la storia patria con narrazioni che molto hanno del mito ma poco di scientifico. Niente di nuovo si dirà in paesi a guida populista. Ma l’India è un piccolo continente con 2000 etnie, 120 lingue riconosciute ma 270 lingue madri. Per un paese che secondo l’annunciata strategia governativa vuole tornare ad avere un posto in prima fila tra i potenti del mondo ma che ha al suo interno 400 milioni di persone che vivono con meno di 3,1 dollari al giorno (60% dei poveri del mondo) puntare su una religione di fatto razzista non credo sia una buona idea.
Con una politica di omologazione culturale che economicamente incentiva l’occidentalizzazione più sfacciata è probabilmente redditizio nel breve/medio periodo, ma l’impoverimento culturale, è ormai assodato, reprime, in prospettiva, la vitalità dei popoli.
È triste osservare come in molti aspetti della vita culturale indiana il governo propaghi miti socio-religiosi vedici, surrettizi alla narrazione pro-dogmatica e razzista e contemporaneamente incentivi la cultura del consumo capitalista di massa perdendo così una grande occasione di proporsi come un grande paese capace di sviluppare un sistema alternativo da proporre ai paesi dell’area indo-pacifica, storicamente vicini alla cultura indiana contrapposta alla pseudo-cultura di matrice americana.
Concluderei con il monito del grande mistico e poeta indiano R. Tagore “dormivo ed ho sognato che la vita è felicità, mi sono svegliato ed ho visto che la vita è dovere, ho fatto il mio dovere ed ho visto che il sacrificio è felicità“.
Claudio Bricchi 21/11/2022
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