Economia

L’economia è di tutti

Partiamo da questo semplice principio: l’economia non deve essere fatta per il benessere di pochi e non deve essere gestita e interpretata dai super esperti, nuovi sacerdoti di una religione fasulla.

Tutti noi facciamo economia ogni giorno: comprando, vendendo, scambiando ciò che ci serve per vivere. Non lasciamoci impressionare. Se un sistema economico riduce la gente sul lastrico o crea la fame, questo sistema è sbagliato. E se è sbagliato dobbiamo toglierlo dalle mani di chi lo ha ridotto in questo stato pietoso. Il sistema economico è nostro e dobbiamo riprendercelo.

Detto questo, e supponendo che siate d’accordo, come possiamo fare a riprenderci il sistema economico? Come possiamo tirarci fuori dalla melma dove ci hanno trascinato, facendoci promesse di ricchezze e crescita infinita?

Lasciate perdere i super esperti neoliberisti, che parlavano del mercato globale e della globalizzazione promettendoci ricchezza. Ora sono gli stessi che ammettono di essersi sbagliati, gli stessi che propongono a volte l’opposto di quello che dice- vano prima.

Deve esserci un modo, un modo semplice, che anche i non esperti possono capire. Non so se è quello giusto, ma io un metodo vorrei proporlo, una soluzione immediata basata su tre principi.

  1. Pensare vicino
  2. Produrre il necessario
  3. Sostenere i piccoli Mi spiego meglio

Pensare vicino

Procurarci quello che ci serve più vicino possibile. Non importare né fare trasportare da lontano tutto quello che può essere prodotto localmente. Se anche il prezzo fosse leggermente superiore, sono comunque soldi che aumentano gli scambi locali, ricchezza che rimane vicino a noi invece che fermarsi in qualche banca lontana.

Sono risorse che vanno al nostro vicino, che a sua volta avrà soldi per richiedere i nostri servizi. Tutto quello che si compra, si scambia o si dona localmente ci aiuta a sostenere la nostra comunità, i nostri amici, i nostri vicini e in definitiva noi stessi. Evitare l’inquinamento è solo uno degli aspetti, ci sono anche i vantaggi dell’occupazione locale, del conoscersi e confrontarsi localmente, dello scambio di idee e di risorse.

Produrre il necessario

I neoliberisti, gli stessi che ci hanno ridotto in uno stato di incertezza che distrugge la nostra anima oltre che la salute, ci suggeriscono che il sistema migliore è produrre prodotti di qualità da esportare.

Sbagliato. C’è bisogno di fare muovere il denaro, e per muovere il denaro bisogna produrre i beni di più ampio consumo a basso costo. I prodotti di qualità li possono comprare solo i ricchi, gli stessi che ora hanno in mano capitali medio grandi e non vogliono investirli per paura di perderli.

Qual è la causa principale di una crisi? Poche persone controllano capitali enormi, queste poche persone perdono la fiducia nei mercati e smettono di investire.

Non si può far girare il mercato producendo prodotti per loro. Bisogna produrre per chi spende il 100% del suo capitale, non per chi lo tiene fermo.

Quindi produrre beni essenziali, in base alle richieste della gente comune. Se la gente comune spende, o se fa baratti, o se da lavoro in cambio di merci, i grandi capitali diventano quello che sono: carta straccia. Carta che non ha un valore reale.

Produrre il necessario significa cambiare i paradigmi dell’economia odierna, dove si produce prima di sapere ciò che serve, dove i costi della pubblicità sono più alti dei costi di produzione. Significa ristabilire la priorità della domanda sull’offerta. Si produce solo quello che la gente ha real- mente bisogno. senza sprechi e senza grandi marchi.

Sostenere i piccoli

Riprendiamoci il nostro potere economico. Lo abbiamo dato ai grandi capitalisti, alla grande distribuzione, ai grandi marchi che in realtà non producono niente.

Come abbiamo fatto? Abbiamo comprato i loro prodotti, ci fidiamo di marchi che non hanno dietro alcuna produzione propria, diamo soldi a chi ne ha già tanti.

Sostenere i piccoli significa comprare direttamente dai produttori, sostenere le piccole imprese, aiutare chi produce piccole quantità.

Per fare questo possiamo fare gruppi d’acquisto solidali o cooperative di consumo da una parte e cooperative di produzione e consorzi dall’altra parte.

Abolire la schiavitù dai marchi, ristabilire il contatto umano con le persone che lavorano per noi, per fornirci quello che ci serve a vivere.

Sostenere gli artigiani, i contadini, le piccole imprese di servizi che possono fornirci prodotti di qualità. Le grandi imprese non fanno altro che servirsi di queste stesse persone, pagandole pochissimo e rivendendo il loro lavoro a prezzi stratosferici.

Aiutare ed organizzare i piccoli produttori è un’impresa difficile, ma fra un po’ sarà l’unica cosa possibile per vivere dignitosamente e consentire agli altri di fare altrettanto.

Albino Bordieri

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Albino Bordieri

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