Guerra

Inflazione: di chi è la colpa? Nomi e Cognomi

Secondo l’ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale, l’inflazione in Europa é causata per il 45% dall’aumento complessivo dei profitti delle imprese mentre l’aumento dei salari solo per il 25%. L’inflazione dipende in larga parte dall’aumento dei profitti delle aziende dato confermato anche dalla BCE. Leggendo i dati ISTAT viene però fuori un’altra verità.

L’inflazione misura il nostro potere d’acquisto e viene calcolata facendo la media ponderata delle merci e servizi in Euro oppure in Dollari, Yen, ecc. L’inflazione è territoriale e cambia anche per città, provincia, Stato.

In Italia l’inflazione nel 2022 era al 12,8% (+5,4% nel 2021), in Germania all’11,5%, in Francia al 5,9% tutti in zona UE ma con differenze importanti, perché? Oltre a questa domanda dobbiamo aggiungerne un’altra: “se l’inflazione è una media, chi è tra le merci e i comparti industriali che generano i picchi più alti di aumento dei prezzi”?

Secondo i dati ISTAT a dicembre 2022, i prezzi alla produzione dell’industria si confermano in aumento su base annua, +42,7%, spinti in particolare sul mercato interno dai rialzi dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas; +104,3%; era +33,6% nel 2021 prima dello scoppio della guerra in Ucraina. I picchi degli energetici quindi, non sono stati generati solo dall’inizio della guerra ma certamente dalla speculazione visto i profitti e gli extra profitti stratosferici fatti dalle aziende del settore.

La verità è che nell’economia capitalista, chiamata impropriamente del “Libero mercato”, la produzione ed il commercio è volta esclusivamente al profitto dei privati che in ciò non hanno limiti né morali né legislativi. Se i privati controllano i mercati energetici e materie prime, a cascata ne soffriranno produzione industriale e commercio i quali aumenteranno a loro volta i prezzi anche per fare maggiori profitti. Chi invece soffrirà in toto l’aumento dell’inflazione sono i consumatori e se non c’è un aggiustamento dei salari, cadrà soprattutto sui lavoratori dipendenti. È ciò che sta accadendo attualmente e visto la congiuntura, l’inflazione a due cifre durerà per molto.

Quali possono essere le soluzioni?

Secondo la teoria Prout per ridurre l’inflazione di qualsiasi tipo, è necessario indirizzare l’economia al consumo, cioè soddisfacendo le esigenze, le necessità dei consumatori. Ciò avverrà se verranno ristabilite regole che favoriscano una ridistribuzione della ricchezza. Ciò avverrà solamente se progressivamente si inizierà a ridurre i profitti dei “Clan” di super ricchi che continuano a speculare sulla vita di tutti noi. Lo Stato non dovrebbe permettere a singoli o gruppi privati di controllare la produzione energetica e le materie prime. A questo proposito è necessaria la NAZIONALIZZAZIONE PROGRESSIVA di questi settori. E’ necessario ottenere l’autosufficienza energetica per La storia ci insegna che se aumentano i prezzi in questi settori chiave ad effetto domino l’inflazione si riverserà sulle aziende e sul potere d’acquisto dei consumatori! Ciò ci chiarisce le differenze percentuali di inflazione tra Italia, Germania e Francia. In patria, Lo Stato francese è direttamente il maggior produttore di energia e ne controlla il commercio, ciò gli permette di moderare i prezzi e contenere l’inflazione. In Italia, dove i privati controllano indisturbati energia e materie prime, l’inflazione è più del doppio. Inoltre noi abbiamo una situazione scandalosa per non dire vergognosa! Le nostre grandi aziende del settore, ENI e ENEL sono partecipate dallo Stato ma i governi M. Draghi e G. Meloni, nonostante ne abbiano il potere, non hanno preso nessuna iniziativa per contenere l’inflazione se non aumentare il debito pubblico.

Nell’economia Prout, per controllare l’inflazione, oltre che la gestione statale senza perdite nè profitti dei settori sopra indicati, ritiene necessaria la socializzazione della produzione ed il commercio trasformando la maggior parte delle aziende a Gestione Collettiva Condivisa (Coordinated Cooperation). Sembra comunque che BCE e FMI suggeriscano positivamente che una parte di questi profitti dovrebbero essere distribuiti sui salari per compensare l’inflazione ma se non ci sarà il buon senso delle parti sociali a voler ridiscutere come uscire dalla crisi in cui ci siamo caccciati sarà scontro! Iniziare dei processi di Democrazia Economica è indispensabile per gli equilibri italiani ed europei.

In questo sistema di Democrazia Economica la maggioranza della popolazione sarà allo stesso tempo produttore, socio e consumatore in grado di auto garantirsi, o più correttamente di “garantirsi collettivamente” un salario necessario per affrontare qualsiasi tipo di inflazione. Questa è la forza resiliente e condivisa della Cooperazione Coordinata proposta dalla Teoria dell’Utilizzazione Progressiva.

Articolo pubblicato sul Blog de Il Fatto Quotidiano

Dante Faraoni

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