Capitalismo

Caro essere umano, non sei l’unico nel creato (seconda parte)

Questa seconda e ultima parte illustra i possibili modelli di convivenza tra umani e non-umani.

1 – Due pesi e due misure

Il pensiero neoliberista soffre di schizofrenia anche nei rapporti con l’ambiente. L’approccio economico in ambito agricolo sta divorando l’ambiente. Ad esempio, al pari dei governi comunisti in epoche passate, si identifica in tutti gli insetti un nemico da eliminare con i pesticidi. Però oggi vogliono convincerci che se allevati in batteria, si trasformano in gustoso gourmet. Insetti, da un lato aggressori, dall’altro prelibatezza, prima li uccidiamo, poi li mangiamo. Altra schizofrenia. Mentre l’Europa vieta giustamente l’utilizzo in campo e in serra dei neonicotinoidi, dannosi per api e biodiversità, l’UE esporta migliaia tonnellate di pesticidi nei Paesi più poveri. Si adottano due pesi e due misure.

2 – Le reti ecologiche nel capitalismo conservativo

Per anni, le politiche governative ecologiste sono state conservazioniste: hanno disgiunto attività umane e natura pensando di salvaguardare flora e fauna. Tale strategia però si è dimostrata applicabile solo a piccole realtà incontaminate del Pianeta, ma per il resto, si è rivelata utopica. Tale approccio dicotomico è la chiave interpretativa del ciclo distruttivo conservativo del capitalismo neoliberale. Secondo l’economista austriaco Schumpeter, tale meccanismo descrive il processo di estrema flessibilità dell’economia neo-liberale, che rivoluziona incessantemente la struttura economica interna, distruggendo senza sosta quella vecchia e creandone sempre una nuova: accumulazione e distruzione della ricchezza, trascinando con sé ambiente e risorse naturali, fino a giungere alle guerre. Approccio, oggi dominante, è rappresentato dalle reti ecologiche introdotte in Olanda col progetto EECONET, negli USA con il Wildland Project, con la Conferenza di Rio del 1992 e infine con la prima normativa europea della Direttiva Habitat che prevede l’incremento della biodiversità vegetale ed animale e l’introduzione di un nuovo concetto di conservazione basato sulle reti ecologiche. Tali reti, come evidenziato dalla teoria shumpeteriana, possiamo farle rientrare nella fase creativa del capitalismo. Obiettivo ideale sarebbe un territorio capitalisticamente competitivo che eccella nell’accumulazione dei profitti, con una parte della biodiversità protetta e con influenze positive su qualità di vita e salute di ristrette élites.

Allo stesso modo, il concetto di green economy, sullo sfondo dell’attuale crisi economica, si delinea come una delle più recenti strategie capitalistiche per superare il crollo finanziario con l’incorporazione della crisi ambientale in una nuova strategia di accumulazione e profitto.

Il paradigma capitalistico è ambivalente, perché da un lato depaupera risorse naturali e inquina l’ambiente per garantirsi l’accumulazione dei profitti, dall’altro è creativo, permettendo corridoi e reti ecologiche. La logica capitalista è che per ogni tot. che si distrugge, ogni tot. va preservato, in un ciclo continuo di distruzione- creazione, fintanto che le risorse non termineranno. Tuttavia quel tot. che si distrugge supera di gran lunga l’altro che si conserva.

Sotto il segno dell’ambivalenza, nonostante il progresso conservativo sulle aree naturali, incombe la crisi climatica, la desertificazione, la scomparsa delle specie viventi, la riduzione della biodiversità che mette a repentaglio la sicurezza delle generazioni future.

3 – Dalle reti ecologiche ai santuari rurali

Nelle reti ecologiche sussistono limiti sia soggettivi, legati all’orientamento del ciclo distruzione-conservazione, sia oggettivi. Gli insediamenti antropici, eccetto che per talune attività sostenibili, sono considerati separati dalla fauna. Qualche spiraglio si apre forse nel mondo accademico. Il prof. Almo Farina, docente di Ecologia all’Università di Urbino, ha superato i predetti approcci, proponendo con i “santuari rurali” una nuova fase di cooperazione proficua tra umani e fauna. Nei santuari rurali, attività economiche e natura dialogherebbero in modo diretto e sostenibile. La strada proposta dal prof. Almo Farina intende realizzare una molteplicità di santuari rurali, per ricucire un riavvicinamento sostenibile tra attività antropiche primarie (agricoltura, allevamento, industrie) e habitat naturali.

4 – Il Neoumanesimo

La parola animale deriva dalla radice latina animal, a sua volta discendente da anima, a>ne al greco anemos (vento, so>o) e al sanscrito atman, di significato simile. Oggi nel mondo vivono circa 7 miliardi di persone, di cui circa 1 miliardo vegetariano, ma per alimentare gli altri 6 miliardi si allevano 20 miliardi di polli e 700 milioni di maiali, di cui abbiamo

dimenticato il loro valore esistenziale. Si capisce come questo sistema abbia preso la forma di una bomba sia biologica che etica. Oggi, in piena emergenza climatica, che trascina a sé altre emergenze come quella migratoria, abbiamo bisogno di un nuovo patto di cooperazione tra natura e società. Il Neoumanesimo rappresenta la risposta a tale sfida.

Nonostante le politiche conservazioniste e il raddoppio della superficie di foreste e boschi avvenuta negli ultimi 50 anni in Italia, si assiste oggi ad una contraddizione: la riduzione di biodiversità. Il processo sempre più spinto di urbanizzazione e l’allontanamento degli abitanti dalle aree rurali e boschive, ha ridotto anche lo spazio vitale dell’habitat animale. Allontanandosi le persone, la fauna si è dispersa e ridotta, per il venir meno della simbiosi uomo-animale.

5 – Le Master Unit

Nella visione neoumanista un’idea simile di convivenza si materializza nelle Master Unit ubicate nelle aree rurali, vocate a divenire volani di sviluppo delle periferie, integrate e in equilibrio con attività umane e habitat rurali.

Il Prout propone il superamento della dicotomia tra economia e ambiente, con la creazione di reti neoumaniste identificabili nelle Master Unit. Per reti neoumaniste possiamo intendere la somma delle espressioni umane, della flora e della fauna di un determinato territorio, concentrate nelle Master Unit. Queste sono zone autosu>- cienti, che praticano e ispirano a uno stile di vita più equilibrato, sano, ecologico, fungendo da centri nevralgici per la comunità locale e fornendo linee guida per facilitarne la replicazione.

Le Master Unit sono centri di sviluppo polivalenti che si prendono carico del bene comune. Nelle reti neoumaniste delle Master Unit viene rotto finalmente il ciclo vizioso della “distruzione creativa” del capitalismo, per diventare invece “costruzione creativa e cooperazione coordinata”.

Perciò ogni Master Unit si collega alle altre sul territorio, al fine di realizzare un approccio integrato tra decentramento

economico, autosu>cienza, utilizzazione progressiva delle risorse, rispetto e preservazione dell’habitat naturale. Per questo i principi su cui si fondano le Master Unit coincidono con le 5 minime necessità vitali proposte nel PROUT: alimenti, vestiario, istruzione, cure mediche, abitazione http://irprout.it/?p=1070

Dopo aver soddisfatto le 5 minime necessità, le Master Unit amplieranno le proprie attività fino a fornire altri servizi come nel campo della ricerca scientifica, dell’arte e cultura, dell’elevazione spirituale. Nelle Master Unit non si maltrattano o uccidono animali. Quando giungeremo a comprendere pienamente che anche gli animali provano piacere e dolore, paura e gioia, ci eleveremo ad un una nuova dimensione di consapevolezza.

In sintesi le Master Unit raccoglieranno in un unico luogo il meglio delle esperienze e delle buone pratiche in tutti i settori scientifici, economici, ecologici, agrari, educativi, sanitari. Nelle Master Unit le tecniche di coltivazione si ispirano principalmente all’agricoltura biologica e biodinamica. Si trasformano materie prime partendo dalle risorse locali. Sono presenti banche di tutte le sementi locali, per lo sviluppo di progetti agrari di conservazione e protezione delle specie vegetali e floreali. Progetti educativi, a diversi gradi scolastici, serviranno a trattenere i giovani nelle aree rurali. Vengono insediati centri medici di cura e prevenzione, sia attraverso la medicina convenzionale, ma dando risalto anche a quella naturale. Infine sono realizzati progetti di costruzione di abitazioni per i residenti e per tutte le attività produttive.

Le Master Unit rappresentano la lanterna di Diogene in questa epoca di crisi e metamorfosi, per far luce alle generazioni future e accompagnarle verso la nuova era.

Caro essere umano, non sei l’unico nel creato 1 (prima parte)

Massimo Capriuolo

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