Guerra

La Democrazia imperfetta

Quanto democratici siano i cosiddetti paesi democratici è una domanda a cui la maggior parte degli studiosi fatica a dare una risposta condivisa, crediamo non per mala fede, ma perché, oggigiorno, nella nostra civiltà è indubbiamente difficile anche solo dare una definizione univoca ed universalmente accettata del termine Democrazia. Certamente ogni paese nel quale esiste una qualche forma di elezione tramite voto popolare si definisce democratico, sorvolando volentieri però, sia sul come venga condotta la campagna elettorale e sulla trasparenza stessa delle operazioni di voto, sia sull’uso politico dei risultati del voto. Quindi anche stendendo un velo pietoso sulle auto-definizioni delle sé dicenti “Democrazie” resta lo stesso importante capirsi su cosa sia veramente democratico, ma ancora di più se la Democrazia necessiti una urgente ridefinizione e in che direzione debba andare questa ricerca. E’ interessante notare che nella riconosciuta storica culla della Democrazia, la Grecia classica, filosofi importanti come Platone ed Aristotele non ne avessero una opinione particolarmente favorevole, forse vedendovi gli stessi difetti che ancora oggi pesano su di essa, come il facile populismo, ovvero la possibilità di manipolare l’opinione pubblica, soffocata da insoddisfatti bisogni materiali e dall’inconsapevolezza sociale ed economica, verso tendenze, che invero, di democratico hanno poco, e che si sono perpetuate fino ad oggi. Churchill nel 1947 disse che la Democrazia è la peggior forma di governo, salvo tutte le altre sperimentate fino ad allora, ed è senz’altro vero che una maggioranza parlamentare eletta democraticamente può sconvolgere la costituzione più democratica, trasformandola legalmente, in una che sostiene la dittatura. E fa sicuramente accapponare la pelle, il pensiero che Hitler fece tutto quello che fece democraticamente. Nel mondo odierno, gli esempi in tal senso sono numerosi; governi europei come quello polacco ed ungherese, esplicitamente illiberali, hanno democraticamente sconvolto la l’ordinamento dello stato. In Italia si sta assistendo, da parte della coalizione di governo, al tentativo, maldestramente celato, di svuotare la costituzione dei valori morali alla base della stessa. In India, per restare tra le cosiddette democrazie, il governo non si fa problemi ad emanare leggi che discriminano le minoranze non Indù. Gli Stati Uniti hanno reso universalmente legittimo aggredire ed invadere paesi all’altro capo del mondo per esportare ed imporre la “loro” Democrazia.

Ovviamente sorge la domanda, se la Democrazia è così fragile ed aggredibile cosa si possa fare sia per rafforzarla che per migliorarla.

Senza girare tanto intorno al problema possiamo dire che il vigente sistema liberal-democratico non è più in grado di garantire, se mai lo è stato, una società libera da ingiustizie e sfruttamento. Fintanto che il cancro sociale dello sfruttamento non verrà estirpato nessun sistema di democrazia politica sarà in grado di permettere uno sviluppo sociale ed economico equilibrato. La popolazione mondiale sta crescendo e raggiungerà in pochi decenni i 9 miliardi di esseri umani. Un sistema economico basato sull’accaparramento delle ricchezze e contemporaneamente sull’induzione artificiale al consumo è già ora insostenibile, il sistema terra non ce la può fare. La libertà di voto senza la libertà dalla miseria sta dimostrandosi sempre più un valore vuoto e bugiardo. E’ tempo che la Democrazia politica venga affiancata e sostenuta dalla Democrazia economica. Solo dei cittadini liberi dal bisogno economico saranno anche cittadini consapevoli, istruiti e non facilmente manipolabili dai potentati anti-neoumanisti. Occorre incentivare un modo di produrre più democratico, volto a soddisfare i bisogni reali della popolazione e noi lo vediamo possibile se basato sul sistema del cooperativismo coordinato, perché non solo libera dallo sfruttamento ma rafforza il tessuto sociale e la coesione tra i cittadini, rendendoli più liberi di determinare il proprio destino. Oggi siamo testimoni dello scontro, sempre più armato, tra le due forme di Capitalismo, quello liberal-democratico e quello dei paesi con regimi autoritari per intestarsi la globalizzazione, ma anche avvicinandosi pericolosamente alla guerra atomica e perciò togliendo la speranza alle masse sofferenti e sfruttate. Sono queste le due uniche alternative o non vale invece la pena di fare qualcosa per dare speranza e futuro all’umanità? Democratizzare l’economia vuol dire lavorare per la pace e dare una chance alla terra e all’umanità.

Claudio Bricchi

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