Diritti Umani

Il ruolo di MDE in Italia

Il governo guidato da Fdi, Lega e Fi persegue nelle sue politiche di spostamento delle risorse economiche dai risparmi privati e dai lavoratori alle imprese, proponendo sanatorie fiscali.

Se mettiamo in fila tutti gli ultimi provvedimenti di questo governo dal decreto anti-rave, al decreto sull’emergenza immigrazione e contro la protezione speciale ai migranti, alla battaglia ideologica della Lega contro una mamma orsa, al lavoro femminile in riserva che deve prendere il posto dei migranti, alla nostra Costituzione che non contiene la parola antifascismo e quindi aprirebbe le porte anche ai fascismi, direi che stiamo raggiungendo il colmo prima ancora di iniziare.

D’altronde anche le opposizioni brancolano nel buio totale. Il centro-sinistra a stento sta cercando una bussola con la nuova presidente del PD Schlein e in parte con Conte dei M5S. Tuttavia il PD non ha ancora voltato le spalle al mito della globalizzazione e non sarebbe mai troppo tardi, ed ha ancora un’impostazione in cui vede nello smantellamento del welfare, nel rafforzamento della flessibilità occupazionale e nell’indebolimento dei contratti di lavoro a tempo indeterminato la strada di sviluppo per l’Italia di domani.

Intanto la Commissione Ue sembra essere talvolta più avanti dei singoli Stati, avendo aperto in questi giorni una procedura d’infrazione verso 9 Paesi tra cui l’Italia per mancata piena adozione della direttiva sui lavoratori stagionali, al fine di garantire condizioni di lavoro più giuste e dignitose, tutele e uguali diritti, oltre alla riduzione sull’utilizzo eccessivo del lavoro part-time nella pubblica amministrazione. Queste manchevolezze sono addebitabili a tutto l’arco politico parlamentare, da sinistra, al centro fino alla destra.

Come società italiana siamo ancora lontani dagli ideali neoumanisti e socio-economici proposti nel Prout. Nessuna formazione politica è giunta a riflettere pubblicamente sull’enorme impatto positivo su società e individui che avrebbe l’adozione completa di un’architettura economica proutista, con le industrie chiave guidate dal settore pubblico, la maggioranza delle imprese economiche di dimensioni medio grandi a gestione cooperativa e il resto delle piccole attività a conduzione privata. Tuttavia, abbiamo assistito in tutti questi anni ad un prelievo anonimo da parte di diverse forze politiche di varie idee e proposte proprie del patrimonio culturale proutista. È stato il caso durante la crisi delle materie prime con la campagna per l’autosufficienza energetica; della proposta sulla fissazione di limiti sui salari minimi e la fissazione di limiti massimi ai guadagni di manager per una riduzione della forbice tra stipendi d’oro e salari da fame; del reddito di cittadinanza per garantire le minime necessità vitali; il dibattito sulla statalizzazione di alcune industrie chiave; il piano laghetti che prevede la creazione di invasi artificiali di raccolta dell’acqua piovana. Ben vengano queste e altre imitazioni, ma sarebbe forse anche importante spiegare l’origine proutista di queste idee, non tanto per autoreferenziamento, ma solamente per verità storica.

Dobbiamo raggiungere il fondo prima di capire che il Prout è l’unica alternativa a questa lenta morte del capitalismo, oggi a guida Meloni o domani chissà a guida Schlein-Conte?

Il Movimento per la democrazia economica (MDE) quale nuovo soggetto politico e il Prout quale teoria socio-economica e politica che promuove un sistema di utilizzo progressivo e razionale delle risorse per eliminare ingiustizie, povertà e garantire una redistribuzione della ricchezza equa, sicuramente potrebbero suscitare un importante interesse da parte degli italiani.

MDE deve oggi guadagnare consenso e popolarità, però per fare ciò deve investire in progetti di comunicazione sulle principali campagne tematiche del proprio programma.

Il successo di MDE in Italia dipenderà da moltissimi fattori, come il livello di consapevolezza dei cittadini sui temi sociali ed economici; la credibilità e attendibilità delle figure responsabili del movimento, la sensibilità alla trasparenza e alla intransigibilita’ sui temi centrali; l’efficacia delle strategie di comunicazione con le campagne su questione morale, socialismo cooperativo, ecologia, beni comuni; la capacità di mobilitare gli elettori, l’attualità delle problematiche affrontate in relazione ad aspettative e bisogni della popolazione. In ogni caso, sarà sempre importante una continua autoanalisi per valutare in modo critico le proposte e le politiche presentate dal movimento e valutare di volta in volta se possano offrire soluzioni positive ai problemi concreti.

Come per altre teorie politiche, sicuramente si presenteranno difficoltà nell’implementazione dei modelli proposti. Vi sono diversi fattori che potranno influenzare in positivo la fattibilità dell’adozione del programma e del progetto di MDE nel contesto socio-economico italiano, come la disponibilità e qualità delle risorse nelle diverse regioni, la storia culturale, il grado di consapevolezza degli abitanti. Inoltre, considerando la natura sistemica dei cambiamenti proposti da MDE, sarebbe anche necessaria una forte volontà politica generale ed un impegno sociale per favorire l’adozione del modello proutista e vincere le resistenze.

Massimo Capriuolo

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