Democrazia economica

Per un’equa tassazione che incentivi le assunzioni

Dalle rilevazioni Istat nell’indagine “Reddito e condizioni di vita” 2021 con dati dal 2007 al 2020, emergono alcune considerazioni: i redditi dei lavoratori sono diminuiti del 10%, nonostante il cuneo fiscale sia diminuito del 4% . La prima osservazione è che non sembra esserci una correlazione fra la diminuzione del 4% dei contributi e l’aumento degli stipendi. Ma esaminiamo meglio le due componenti.

 

La prima componente è la diminuzione del reddito.

Se un governo favorisce e incentiva l’esportazione piuttosto che dare priorità al consumo interno, la conseguenza logica è che gli stipendi devono diminuire, per consentire la vendita dei nostri prodotti all’estero a prezzi competitivi. Tutti i governi del periodo esaminato hanno adottato una politica di sostegno alle esportazioni, gli stipendi sono diminuiti, quindi abbiamo dovuto importare dall’estero prodotti a basso prezzo per compensare la perdita di potere d’acquisto.

Questo ha contribuito a creare una dipendenza economica dell’Italia e non ha migliorato le condizioni di vita degli italiani che hanno visto via via peggiorare il loro potere d’acquisto, al punto che il numero di poveri è cresciuto dal 3,1% del 2007 al 9,4% nel 2021. Più del triplo. Non sembra che il governo attuale voglia cambiare questa tendenza, anzi si parla di incentivare l’esportazione.

La seconda componente è la diminuzione dei contributi.

Diminuire i contributi ha come conseguenza la diminuzione delle erogazioni dell’INPS, in termini di pensioni e previdenza sociale. Questo diventa causa di impoverimento delle fasce più deboli, contribuendo alla crescita della povertà. Ma allora cosa bisognerebbe fare? La progressiva meccanizzazione e robotizzazione diminuisce sempre di più il numero dei lavoratori impiegati. Questo è un progresso che libera gli esseri umani dai lavori meccanicamente ripetitivi, ma diminuisce i contributi sociali, visto che diminuiscono gli addetti. È illogico pensare che i contributi sociali debbano essere a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro, visto che la popolazione invecchia.

I robot industriali che sostituiscono i lavoratori devono contribuire quanto i lavoratori che prima facevano lo stesso lavoro, altrimenti non è più sostenibile l’erogazione di pensioni e previdenza sociale. Il sistema potrebbe essere semplice: abolire i contributi sul lavoro, sostituiti da una imposta proporzionale da applicare sull’imponibile IVA, con una media del 15% (calcolo basato sulle attuali erogazioni INPS e imponibile IVA nazionale). In questo modo il cuneo fiscale diminuirebbe dal 25% al 35% e i contributi sociali sarebbero sostenibili anche in futuro, perché sarebbero basati sui guadagni effettivi e non sul numero di addetti.

Anche l’Irap dovrebbe essere sostituita con lo stesso metodo, perché attualmente l’Irap, che ogni governo promette di abolire ma nessuno mantiene le promesse fatte, è attualmente calcolata in modo tale da essere più alta se si hanno dipendenti. Il calcolo della base imponibile è uguale a (Valore della produzione – Costo della produzione + Salari del personale). Quindi si tassano gli stipendi erogati come se fossero guadagni dell’imprenditore. Questo disincentiva l’assunzione di personale e favorisce l’esternalizzazione, incentivando le miriadi di false cooperative che svolgono i servizi che prima erano svolti internamente dalle imprese. L’Irap è iniqua perché, esattamente come gli attuali contributi dei dipendenti, favorisce chi assume meno lavoratori.

Supponiamo ad esempio che un artigiano falegname costruisca un tavolo. Questo tavolo avrà fra i costi anche i contributi e l’Irap per i lavoratori dipendenti. Se lo stesso tavolo è prodotto da una multinazionale con l’ausilio di macchine automatiche, potrà costare di meno perché avrà meno costi per le tasse, considerato anche l’ammortamento dei robot industriali. Di fatto lo Stato permette che ci sia una concorrenza sleale fra chi produce con le macchine e chi produce artigianalmente, causando la distruzione delle imprese artigiane.

Riassumendo.

Contributi sociali Inps

Adesso: Calcolata sullo stipendio lordo dei dipendenti dal 25% al 35% + 5% a carico del dipendente.

Svantaggi: il contributo cresce con il numero di dipendenti ostacolando l’assunzione di lavoratori e aumentando il prezzo finale dei prodotti fatti con più alto numero di lavoratori.
La concorrenza con gli artigiani è sleale, basata sul prezzo e non sulla qualità dei prodotti.

Proposta: Calcolata sulla differenza fra le entrate e le uscite, proporzionalmente agli utili, con una media del 15%
Vantaggi: costi equamente distribuiti su tutti i produttori di utili. Incentivo automatico all’assunzione. Diminuzione drastica del cuneo fiscale. Concorrenza basata sulla qualità dei prodotti.

Irap.

Adesso: dal 3,9 al 5,9 su Valore della produzione – Costo della produzione + Salari del personale.

Svantaggi: l’imposta cresce con il numero di dipendenti ostacolando l’assunzione di lavoratori e aumentando il prezzo finale dei prodotti fatti con più alto numero di lavoratori.
La concorrenza con gli artigiani è sleale, basata sul prezzo e non sulla qualità dei prodotti.

Proposta: Calcolata sulla differenza fra le entrate e le uscite, proporzionalmente agli utili.

Vantaggi: imposta equamente applicate su tutti i produttori di utili. Incentivo automatico all’assunzione. Concorrenza basata sulla qualità dei prodotti.

Dante Faraoni

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Dante Faraoni

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