Massimo Capriuolo 10-11-2022
L’Europa necessita dell’Africa per risolvere la sua crisi energetica, sia in seguito alla crisi speculativa tutta europea dei prezzi del gas, sia in seguito alla carenza di forniture storiche di gas provenienti dalla Russia. Dopo gli accordi con i premier dei paesi europei, Paesi come Mozambico, Algeria, Congo, Nigeria, Senegal, ecc. stanno sperando così di conseguire importanti vantaggi economici derivanti dal cambio di fornitura.
Da parte dei governi europei, i governi africani proprietari dei giacimenti di gas naturale sono tra i principali Paesi ad essere stati presi in considerazione per la grande domanda di energia. In questo modo, i leader europei stanno convergendo celermente verso i Paesi africani, desiderosi di trovare un’alternativa economica al gas russo e così realizzare partnership commerciali proficue e stabili nel corso degli anni. Così per l’Italia ad esempio, Eni ha già sottoscritto accordi con Algeria, Egitto, Congo per lo sviluppo e l’espansione di tali partnership.
Però i leader al governo di molti Paesi europei, tra cui oggi spicca l’Italia, non accettano l’arrivo di migranti economici da tali contesti africani, né che arrivino autonomamente, né che vengano salvati dai volontari delle Ong. Gli ultimi interventi legislativi del neo-governo italiano, hanno adottato una stretta nelle procedure di riconoscimento e accoglienza dei cosiddetti carichi residuali e sbarchi selettivi. D’altro canto, lo stesso meccanismo della redistribuzione approvata il mese di giugno da ben 19 paesi UE rimane inapplicato e sopravvive solo sulla carta.
Oggi troviamo i Paesi africani stretti tra forme di colonialismo verde (legato ad un’idea di nascita di parchi e riserve protette incontaminate senza la presenza degli esseri umani e pertanto invivibili ai nativi) e un’ipocrisia energetica occidentale che pretende di creare partnership commerciali con le risorse energetiche locali africane, ma non intende accogliere emigranti economici, pur sapendo che quelle stesse politiche africane di s-vendita delle risorse energetiche locali ai Paesi occidentali è una delle cause del mancato sviluppo economico locale e quindi dell’impossibilità per migliaia di cittadini e cittadine africani, bambini compresi, di rimanere a vivere nel proprio Paese e non emigrare lontano dai propri affetti.
Le opportunità per i produttori africani di esportare gas in Europa e attrarre nuovi investimenti da reinvestire, appare difficile a realizzarsi, perché garantire le esigenze dei mercati energetici nazionali africani sarà di importanza strategica per lo sviluppo socio-economico delle economie africane.